Luoghi che sembrano sospesi nel tempo

Pubblicato il 8 agosto 2025 alle ore 07:53

Ciao sono Giulia ho 47 anni!Ho conosciuto Barbara in uno di quei luoghi che sembrano sospesi nel tempo:un corridoio di ospedale.Lungo, silenzioso.Uno di quei corridoi dove ogni passo pesa, ogni sguardo cerca forza, ogni attimo è una lotta interiore.Le nostre figlie erano ricoverate.entrambe nello stesso ospedale ,due reparti diversi per motivazioni diverse ,ma stavano lottando.

Eravamo due madri, due storie diverse ma legate dallo stesso dolore: l’impotenza davanti alla sofferenza di un figlio.Ricordo perfettamente quel momento.Mi ero alzata per andare alle macchinette automatiche a prendermi un caffè.Non dormivo da giorni. Non mangiavo da altrettanti.Avevo perso la cognizione del tempo, dei giorni, persino della mia stessa esistenza.cerco nelle tasche ,e mi rendo conto che non ho più nemmeno i soldi per un caffè.Sembra una banalità, lo so. Ma in quel momento, quel dettaglio è stato la goccia.Ho iniziato a parlare da sola, a voce alta, tra rabbia e disperazione:“Non me ne ero neanche accorta… non ho più nulla… nemmeno due euro per un caffè…”E lì, in quel corridoio, Barbara era dietro di me.Non la conoscevo.Non l’avevo mai vista prima.Ma in un attimo ha colto il mio dolore.Mi ha appoggiato una mano sulla spalla, con una delicatezza rara, e mi ha detto:Signora, non si preoccupi. Il caffè lo offro io. Se ha bisogno, dividiamo quello che ho. Anche se è poco… possiamo condividerlo.Non riuscivo neanche a rispondere.Avevo le lacrime in gola.Istintivamente ho provato a rifiutare. Non volevo pesare su nessuno, non volevo compassione.Ma lei, con uno sguardo dolce e fermo , mi ha detto:In ospedale, chiunque ci sia, ha la sua storia. Il suo dolore. E forse, l’unico modo per farcela è questo: aiutarci. Anche solo con un caffè.Sono crollata.L’ho abbracciata.Non per il caffè, ma per la verità di quel gesto!da quel giorno, ogni volta che c’era un momento libero per noi genitori, era Sempre quel corridoio il nostro punto di ritrovo.Un angolo che era diventato un piccolo spazio di umanità.Barbara ha continuato a offrirmi il caffè.Ma non è di caffè che avevo bisogno.Avevo bisogno di una persona che sapesse cosa fosse il mio dolore!E lei lo ha fatto.Con tutto il suo cuore!Abbiamo pianto insieme, ci siamo raccontate.Io la mia storia. Lei la sua.Ci siamo strette in un abbraccio fatto di fragilità condivise.Quando penso al periodo più buio della mia vita penso a quel corridoio.Penso al dolore, alla paura ma penso anche a Barbara.Una donna che non mi ha salvata ,ma che mi ha sollevata, in silenzio, senza rumore, con un gesto tanto piccolo quanto profondo.Perché nei corridoi degli ospedali, ognuno porta un dolore.Ma a volte, incontrare una mano tesa, uno sguardo sincero, un cuore presente è ciò che ti resta dentro per sempre.Barbara, non smetterò mai di ringraziarti.Per quel caffè.Per quelle parole.Per la tua umanità.E per avermi ricordato che, anche nel dolore più profondo si può ancora incontrare amore.Barbara non è solo i suoi social e adesso questo blog!Barbara e’ molto di più e solo chi la tocca da vicino può dirlo veramente!
Giulia


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